I virologi in TV dichiarino i loro conflitti di interesse ed i collegamenti diretti ed indiretti con le industrie.
I virologi in TV dichiarino i loro conflitti di interesse ed i collegamenti diretti ed indiretti con le industrie.
Qualche giorno fa il professor Giovanni Frajese ha attirato la mia attenzione con una dichiarazione in apertura al suo intervento a l’aria che tira.
Ha dichiarato l’insussistenza di conflitti di interesse con le case farmaceutiche coinvolte nella pandemia.
Considerando il peso che gli opinionisti scientifici hanno nel determinare l’orientamento dell’opinione pubblica credo sarebbe estremamente utile sapere quali sono e se esistono relazioni dirette o indirette con il sistema farmaceutico.
Il condizionamento globale della comunicazione
Marcello Foa, in un interessantissimo saggio sulla comunicazione politica (Gli stregoni della notizia), ben prima che avesse avvio l’era pandemica, scriveva: “Quando la pressione mediatica diventa asfissiante ed è accompagnata da una implacabile intolleranza verso chi dissente si può, anzi si deve, sospettare un’operazione di spin su vasta scala.“
Foa spiega in modo documentato e circostanziato come la comunicazione globale sia fortemente condizionata da governi e grosse compagnie. Attraverso strategie cosidette spin, ovvero di accellerazione della notizia, il flusso di comunicazione viene deciso a monte.
Questo avviene mediante l’uso di vari stratagemmi, non sempre etici, come ad esempio la corruzione di giornalisti, o il pagamento di scienziati mediante finanziamenti diretti ed indiretti.
Molti di questi casi sono poi venuti alla luce, quando il danno era già fatto, cito per tutti il caso di Armstrong Williams, famosissimo conduttore di Usa Today che prese un compenso di 240.000 dollari per sostenere le politiche di Bush sull’istruzione. Il governo americano, durante l’epoca Obama ha investito 1,4 miliardi a società di comunicazione esterne.
Ancora più equivoco il rapporto tra case farmaceutiche e ricercatori, in quanto le provviste economiche prendono la forma anche di contributi alle relative ricerche.
Fece notizia nel 2004 l’articolo di Michael Schroeder “Some Professors Take Payments to Express Views” (Alcuni professori accettano pagamenti per esprimere opinioni), pubblicato sul Wall street journal. Rilevava il caso del prof. Morici che interveniva gratuitamente nelle trasmissioni televisive americane a sostenere la causa della revisione delle tariffe sull’acciaio promossa dall’amministrazione Bush. In realtà il prof. Morici aveva un contratto base di 25.000 dollari e 10.000 dollari per ogni apparizione, corrisposte dalla Newcor Corp, la società che avrebbe tratto vantaggi dalla riforma.
Non stupirebbe se tecniche note ed usate già da inizio secolo in USA venissero affinate ed applicate anche in Italia ed Europa.
Compensi e conflitti in Italia
Relativamente a compensi e conflitti di interesse, a parte la dichiarazione del prof. Frajese c’è poco. Relativamente ai compensi in un articolo su Libero quotidiano apprendiamo che Bassetti non percepisce alcun compenso, mentre Burioni non ha un tariffario e decide di volta in volta. I primi di gennaio 2021, un servizio de Le Jene sui suoi interessi diretti come imprenditore nel comparto farmaceutico fu bloccato.
Mentre è più trasparente l’opininista Ilaria Capua, che ha un cachet di 2000 euro per un collegamento skype di 10 minuti, mentre Antonella Viola avrebbe un’agenzia di spettacolo a gestire la sua agenda.
Il virologo Galli ha dichiarato più volte di non percepire alcun compenso dalle tv.
So per esperienza diretta che la partecipazione a una trasmissione è un grosso impegno di tempo. Oltre il tempo della trasmissione, c’è il tempo di preparazione, per i collegamenti la troupe monta un’ora prima, se in studio a Roma o Milano occorre considerare gli spostamenti, ed infine il tempo necessario a studiare ed aggiornarsi. Io stessa centellino le mie partecipazioni perché altrimenti non potrei svolgere il mio lavoro in Parlamento. Preciso che da politico non percepisco alcun compenso, ed il mio interesse alla visibilità e connesso con il mio ruolo pubblico.
Sorge a questo punto spontanea la domanda: virologi ed opinionisti cosi presenti e spesso non retribuiti hanno conflitti di interesse? Penso che un annuncio come quello del prof. Frajese, prima di esprimere la propria opinione, sarebbe un irrinunciabile atto di rispetto per chi ascolta. Un gesto tanto più necessario quanto ondivaga abbiamo visto essere la loro posizione in questi due anni.