Indebitare oltremodo il nostro Paese, ecco a che serve il PNRR. Lo conferma la riflessione del prof. Michele Geraci.
Condivido questa analisi cristallina del prof. Michele Geraci. In essa trovo conferma della mia opinione sul principale obiettivo di questa operazione: indebitare oltremodo il nostro Paese con l’aggiunta di condizionalità stringenti per l’erogazione delle tranche future, per tenerlo in ostaggio per decenni.
Cosa non va nel #PNRR? Quasi tutto, è viziato da grazi errori sia sulla parte sinistra (assets, attività), che sulla parte destra (liabilities, passività). Quando si fanno dei progetti di investimento, si procede in questo ordine:
1) Prima si fa la lista dei possibili progetti
2) Poi si ordinano per priorità, che possono essere priorità sociali per il paese, o ritorni economici, o altro
3) Si taglia una riga, con una certa flessibilità, e si selezionano, dall’alto in basso, quelli da fare, e si scartano gli altri
4) Si calcola quanto è necessario investire per ciascun progetto e si fa il totale di quelli selezionati, sopra la riga
5) Con la lista dei progetti in mano e dei loro benefici, e della necessita totale di fondi, si decide come finanziarli. Con che tipo di debito, bonds, a che scadenze, se bond sui mercati o prestiti dalla #UE o da altri, che seniority, che tassi.
Quello che si deve fare, in pratica, è: prima si lavora sulla parte sinistra del bilancio, la lista dei progetti, e poi sulla parte destra del bilancio, i finanziamenti. Questo assicura, o quasi, un approccio analitico che massimizza l’efficienza dell’uso dei fondi e, quindi, massimizza il moltiplicatore fiscale.
Se i progetti sono buoni, la finanza, che è liquida, insegue i progetti validi e i fondi si trovano sempre.
Quello che si è fatto è, invece: prima rincorrere i fondi, negoziando per ottenere il massimo valore possibile, senza sapere cosa farne, e poi, ottenuti i fondi, si è cercato di “riempire” quel totale con progetti. Si è quindi, erroneamente, prima lavorato sulla parte destra del bilancio, i finanziamenti, e poi, sulla parte sinistra, i progetti. Si è quindi, andati in affanno, perché, al contrario della finanza, i progetti reali sono meno liquidi e mentre la finanza si adatta bene ai progetti, i progetti si adattano male alla finanza.
Questo metodo errato di operare, e di forzare n-progetti e “cucirli” all’interno di un totale fissato (191 miliardi) porta chiaramente a un degrado dei ritorni marginali e quindi del ritorno medio del progetto complessivo. Da qui, nessuna sorpresa nel vedere un moltiplicatore pari 0.9, minore di 1, cioè ritorno reale cumulato di -10%. Debito cattivo. Questo è l’inizio. Poi parliamo anche degli altri, ancora più gravi, errori commessi nel finanziarsi con debito privato (con la #UE, piuttosto che con BTP), di rank privilegiato (cosa che non si fa mai, se si ha accesso ai mercati, come è il caso dell’Italia) e a tassi maggiorati (pagando quindi anche di più in interessi).
La narrazione “europeista” di alcuni media ed “esperti” che hanno bombardato il paese con, falsi, slogan “Pioggia di miliardi a fondo perduto” ha creato quel clima di agiatezza mentale “Eh, si li spendiamo a caso, ma tanto non dobbiamo ridarglieli, quindi poco è gia più di zero”, non solo tra i cittadini, ma anche tra chi li deve gestire, tale da non consentire orami più una critica riesamina della qualità di quei progetti Questo è quel che dico da due anni. Forse oggi, il governo #Meloni ed altri ministri hanno capito. Bene, ma sbrighiamoci