L’Europa rischia una grave crisi energetica Italia e Sicilia sembrano non essersene accorte.
I segnali sono chiari, l’Europa rischia una grave crisi energetica. La dipendenza da gas e petrolio provenienti da Paesi extraeuropei pone l’Europa in una posizione di grande debolezza. Il nostro Paese, in questo quadro critico, sconta una posizione storicamente critica, dovuta alla carenza di fonti energetiche rispetto al fabbisogno nazionale.
Un piano energetico nazionale dovrebbe essere il punto di partenza di ogni progetto di ripresa per un Paese come l’Italia, un tempo tra le prime economie del mondo. Eppure la questione energia, inspiegabilmente, non è al centro della nostra agenda politica.
In assenza di fonti energetiche fossili, dovremmo poter provvedere tramite fonti rinnovabili o di origine biologica a coprire almeno la maggior parte del nostro fabbisogno energetico.
Il nostro Paese dovrebbe giocare un ruolo essenziale in questi settori, investendo in ricerca ma soprattutto nelle capacità industriali di produzione delle tecnologie connesse.
Andrebbe parimenti avviato un programma di razionalizzazione del consumo di energia e di gestione energetica che valorizzi le fonti naturali rinnovabili e la grande massa di rifiuto organico prodotto in Sicilia dal mondo agricolo: sottoprodotti che, con i corretti trattamenti, potrebbero essere sottratti al ciclo inquinante dei rifiuti e diventare materiale utile per una produzione sostenibile e totalmente pulita di energia.
La Sicilia potrebbe e dovrebbe investire in questa direzione: dovremmo puntare con convinzione ad una transizione energetica della nostra regione, con programmi e progetti di medio e lungo termine.
Il governo regionale mi pare già parecchio in difficoltà nella gestione del quotidiano, manca totalmente su questi temi una strategia di medio/lungo periodo. Entro il 2030 per l’Unione Europea dovremo avere ridotto del 55% le nostre emissioni di gas serra… qualcuno li avvisi che siamo nel 2022.