Palermo: una città da ricostruire.
Tra pochi mesi si voterà a Palermo per la scelta del nuovo Sindaco.
Si chiude l’epoca Orlando, votato prevalentemente dal centrosinistra ma sostenuto in questi anni dal più classico consociativismo dei partiti da Forza Italia ai 5 Stelle.
Da una parte partiti e politica fingono di litigare, dall’altra si siedono insieme ai tavoli della spartizione.
Mentre si definiscono gli accordi per i nuovi candidati di schieramento, la città è precipitata in un baratro sociale ed economico senza precedenti: centinaia di bare insepolte, il ponte Corleone, che unisce una città divisa in due dal fiume Oreto, ridotto ad una sola carreggiata per ridurre il grave rischio di crollo. In una cornice fatta da cumuli di immondizie e degrado, i Palermitani sono costretti a tentare di muoversi facendo lo slalom fra auto in doppia fila per l’atavica carenza di parcheggi, con i mezzi pubblici interdetti ai cittadini sforniti di lasciapassare, corsie per il tram che hanno ingolfato le principali arterie del traffico urbano, strade piene di buche e marciapiedi dissestati.
L’annosa questione dei rifiuti e degli allagamenti dovuti alle piogge rimane aperta, così come il tema degli alloggi popolari insufficienti o della microcriminalità diffusa.
Sarebbe necessario pensare a come ridare a Palermo la dignità che le spetterebbe, quale quinta città d’Italia, occupandosi di lavoro e prospettive. Invece assisto ad un balletto della politica nazionale, che usa il la partita di Palermo per sperimentare giochi ed alleanze.
In questo scacchiere, Palermo è solo un pretesto per contarsi e misurarsi, ipotizzando alleanze improbabili alla Regione: si è ventilato finanche un accordo PD-Forza Italia. Mentre l’uscente Orlando, nonostante i danni commessi alla città, continua a giocare un ruolo di primo piano nella coalizione di sinistra che dovrà raccogliere le ceneri dei suoi disastri.
E cosi a meno di tre mesi dal voto non conosciamo ancora i candidati ufficiali delle principali coalizioni.
In molti,da tutta Italia, mi avete sottolineato la decisione di candidarmi a sindaco nella mia città, invece di inseguire l’ipotesi di un progetto regionale o nazionale.
Ma io credo che sia il tempo di riscrivere la visione della politica degradata di questi ultimi decenni. E ciascuno di noi ha l’obbligo morale di spendersi primariamente sul proprio territorio ed attivarsi per dare risposte concrete a cittadini trattati dalla politica “tradizionale” solo come merce di scambio.
Serve dare un segnale forte al sistema incrostato dei politicanti ed a quello dell’antipolitica dei pentastellati, che dimostri la capacità di produrre progetti ed attivare persone disposte a spendersi per sostenerli al di là del proprio tornaconto personale o della propria appartenenza ideologica. Se lo predicassi e non lo facessi io per prima, non sarei credibile ai miei stessi occhi.
La mia candidatura a Palermo è un messaggio di speranza, per inaugurare un modo diverso di fare le cose. Anche stavolta, dietro la mia scelta non c’è un calcolo di convenienza: fare il Sindaco di una città complicata e devastata come Palermo non sembra un grande affare. Ma dare risposte al territorio è da sempre il mio obiettivo e penso che se quanti realmente credono nella Politica come servizio agissero in questo modo avremmo un Paese migliore.
Per questo, quando mi pensate candidata Sindaco di Palermo, non dovete pensare che stia venendo meno a impegni più grandi, ma che sto dando con coerenza forma alla mia visione di politica.
Avrei potuto trovare una comoda collocazione in qualche partito se il punto fosse stato trovare un posto dove sedermi.
Tra tutte le strade possibili, candidandomi a sindaco di Palermo, una delle città più belle e sofferenti d’Italia, ho fatto la scelta più difficile, esattamente come quando ho lasciato il primo partito italiano perché non ne condividevo le scelte.
Io spero che i miei concittadini capiscano che è tempo di fare scelte coraggiose e che decidano non soltanto di votarmi ma anche di rimboccarsi le maniche per lavorare al mio fianco.
Con l’impegno e la passione anche gli obiettivi più ambiziosi si possono realizzare.
immagine di Elena Ferrara