Russia, vaccinazione al 32% e nessuna chiusura: il racconto di una cittadina di San Pietroburgo
Russia, vaccinazione al 32% il paese riaperto ai movimenti interni dal dicembre 2020. Il racconto di una cittadina di San Pietroburgo su un popolo che sembra affrontare la pandemia con meno panico dell’Italia.
Svetlana Gribanova è una giovane psiocologa clinica, laureata ed abilitata a San Pietroburgo, laureata anche alla magistrale a Palermo e abilitata. Vive a Palermo da sei anni per scelta e si mantiene anche grazie ad un lavoro su un progetto russo che può svolgere in telelavoro.
L’Italia e soprattutto Palermo sono per Svetlana una scelta dell’anima. Amore a prima vista per la città. Trasferirsi qua ha significato lasciare una carriera ben avviata in un ospedale quale psicologa dell’infanzia. In Russia aveva già maturato un lustro di esperienza.
Torna spesso a San Pietroburgo, dove vive la famiglia. Per una coincidenza fortuita ha vissuto in Russia i periodi più duri della pandemia nel 2020.
Svetlana è appena rientrata da un soggiorno di circa due mesi nella sua città natale. È un po’ sorpresa dalla sensazione di oppressione che si respira in Italia.
Si è resa disponibile a raccontare la pandemia in Italia ed in Russia vista dal suo punto di vista, che scopriremo, è per motivi anche culturali molto diverso dal nostro.
Questa intervista non ha l’ambizione di rappresentare la realtà Russa nella sua totalità. È il punto di vista di un testimone oculare, ci mette a parte del punto di vista un cittadino e può essere uno dei tanti tasselli utili a farci una idea più completa di quanto sta succedendo nel mondo.
Svetlana, il vaccino in Russia è obbligatorio?
Il sistema di obbligazione italiano in Russia sarebbe impossibile da applicare, mio Padre e mia Madre ad esempio lavorano in ospedale entrambi e sono non vaccinati. Lavorano in ospedali diversi, in quello di mio padre non è richiesto il vaccino, mentre nel caso dell’ospedale di madre è auspicata la copertura vaccinale di almeno 80% dei dipendenti. Questo significa che anche nel più rigido dei casi c’è ampio spazio per chi ha una posizione critica.
Mia sorella invece, farmacista, non è vaccinata e sebbene sia obbligatorio sulla carta nessuno le fa problemi. Il mio popolo è molto refrattario alle imposizioni dall’alto.
Esattamente come funziona quindi?
La gestione dei protocolli di vaccinazione in Russia è demandata alle regioni. Delle 85 regioni russe solo 42 hanno reso obbligatorio il vaccino. Ma l’obbligatorietà è sempre percentuale. Ovvero quando c’è prevede al massimo la vaccinazione obligatoria di almeno il 60% dei dipendenti pubblici. La responsabilità ultima è lasciata al comune, o al capo dell’azienda. A San Pietroburgo hanno recentemente alzato il limite per gli statali al 80%, con una serie di provvedimenti che partiranno dal 15 ottobre.
Al di là delle volontà governative è enorme la tolleranza, da parte delle istituzioni che sono demandate ad applicare gli obblighi ed i controlli e soprattutto da parte dei concittadini.
In Russia il tema vaccinale non è centrale nella vita media del cittadino. Qui in Italia se non vedi qualcuno da tanto tempo la prima cosa che chiedi quando lo incontri è se è vaccinato. In Russia non verrebbe mai in mente. Ed è abbastanza normale che in una conversazione il tema non venga neanche preso. In ogni caso la vita non è concentrata sul virus o sul vaccino come in Italia.
Questa rilassatezza si vede anche nelle abitudini di vita. Nessuno indossa le mascherine per strada. Vengono indossate per entrare nei supermercati e per pagare alla cassa, ma anche dentro i supermercati non vengono tenute e neanche nelle casse automatiche.
Le mascherine non sono in Russia un presidio contro la diffusione del virus?
Sulla carta si, ma ben presto abbiamo smesso di usarle. Durante il picco di contagi, ad esempio, in Russia non era normale usare le mascherina per strada ma solo al chiuso.
Sebbene esista l’obbligo nei negozi oggi non vengono indossate, e l’amministrazione ha rinunciato a fare le multe. Le multe sono care e sarebbero un buon deterrente ma chi ha ricorso ha avuto ragione nei processi e quindi le istituzioni ormai hanno rinunciato ad applicarle.
Tornando al vaccino esiste una pressione sui posti di lavoro per indurre alla vaccinazione?
Nei posti di lavoro privati non c’è alcuna possibilità di pressione da parte del datore di lavoro.
Delle strettoie potrebbero esserci, almeno sulla carta, dal 15 ottobre, quando è prevista la copertura vaccinale dell’80% dei dipendenti di società private che hanno rapporti con il pubblico: turismo, food, accoglienza, trasporti, università.
Nonostante i tentativi del governo è un fatto che l’opinione pubblica non teme i non vaccinati e non attribuisce loro particolari pericoli. I non vaccinati non sono in alcun modo discriminati ne qualcuno penserebbe di mettere limitazioni di sorta a chi non è vaccinato.
Ti senti discriminata in Italia per la tua scelta di non vaccinarti?
Senza auto da non vaccinata di fatto sono confinata dentro la città, non posso avere libertà di utilizzo dei mezzi pubblici. Circostanza che in Russia sarebbe impensabile.
In Russia hanno istituito un Qrcode, che in qualche modo registra i vaccinati e consente loro di essere riconosciuti, ma non è utilizzato perché in nessun luogo è impedito l’accesso ai non vaccinati, e se venisse usato in tal senso credo che la popolazione si ribellerebbe.
Come viene gestita la questione dal sistema dell’informazione?
La TV pubblica è apertamente schierata per la vaccinazione e fa ampia campagna in quella direzione. Ma c’è ampio spazio per altri punti di vista sopratutto nelle TV private ed in internet. È abbastanza facile imbattersi in medici obiettori e la parte dei medici apertamente contrari a questi vaccini ed alla strategia vaccinale è piuttosto ampia e non hanno alcuna difficoltà a rendere pubbliche le loro perplessità.
Il movimento oppositivo a questa strategia è manifestato da molti russi che volutamente non indossano mascherina ove prescritto in segno di protesta.
I medici non temono ritorsioni? Non hanno difficoltà a sottoscrivere eventuali esenzioni?
Le maglie di esenzione sono molto ampie.
In gravidanza il vaccino è vietato. Cosi come si è esonerati per qualunque tipo di allergia. In particolare su soggetti allergici c’è grande attenzione perché le reazioni al vaccino sui soggetti allergici si sono dimostrate rilevanti. Inoltre sono vietati per qualunque malattia in fase acuta.
Rispetto ai primi tempi c’è maggiore restrizione, ma comunque l’esenzione è possibile senza le grandi complicazioni italiane e certamente i medici non subiscono le pressioni dei medici italiani, infatti non sono in pochi i medici obiettori .
Infine se per una qualche ragione ti trovi in una condizione di obbligo, puoi comunque opporti alla vaccinazione attivando una specifica richiesta, che va soggetta a successiva valutazione. E sulla base di questi documenti si può arrivare fino al tribunale, durante il procedimento la vaccinazione è comunque sospesa.
E rispetto ai bambini?
I bambini ed i ragazzi fino alla maggiore età non sono vaccinabili fino alla fine della fase sperimentale che durerà quasi 2 anni.
Come è visto il governo di Putin nella gestione della pandemia?
Putin in un famoso intervento pubblico (n.d.r. qui l’intervento in lingua originale) ha rassicurato che verrà mantenuta la libertà individuale, elemento questo a cui il popolo russo tiene molto.
Vuoi dire che nonostante i vuoti democratici nella Russia di Putin viene riconosciuta la libertà individuale di cura?
Io non ho votato Putin questa volta, ma lo ho votato in passato. Putin governa perché ha il consenso del suo popolo. I miei amici votano Putin, e anche se non ho votato per lui non riuscirei ad immaginare un altro leader che possa gestire questo momento cosi critico tenendo unito il paese. Peraltro, se in alcune scelte di politica interna posso avere delle riserve, in politica estera è veramente bravo.
Putin antidemocratico è una credenza tutta europea ed italiana. Putin è scelto liberamente dagli elettori perché a detta della maggioranza dei russi ha a cuore il benessere del paese, e l’impegno pubblico da lui assunto circa la non obbligatorietà del vaccino ed altre restrizioni, è per i russi un patto con il popolo cui non verrà meno. Quando Putin non avrà il consenso non potrà governare la Russia. Questo è certo.
Cosa pensi sia la libertà?
Libertà significa potere decidere di andare dove vuoi, di decidere della tua vita e della tua salute, e prendere i farmaci che ritieni utili per te. La libertà è potere scegliere. Cosa altro è la libertà?
Come funzionano le cure contro il Covid-19 in Russia?
La tachipirina è vietata. Si somministrano antibiotici se hai forme gravi ed il protocollo di cura domiciliare prevede antibiotico (Amoksiklav) un antivirale (Arbidol) ed un mucolitico (Fluifort). In caso di problemi respiratori si inala Pulmicort e Berodual. In alternativa si interviene anche semplicemente con vitamina C, vitamina D, mucolitico (Fluifort), ginnastica respiratoria.
Conosco bene tutti i protocolli perché mia sorella è farmacista ed i miei genitori lavorano in ospedale.
Sei rimasta bloccata in Russia durante il lockdown del 2020, come è andata?
La Russia è rimasta chiusa come l’Italia da marzo a luglio 2020. Poi hanno aperto progressivamente. Non esistono restrizioni di sorta ne zone a colori ne altro.
Le terapie intensive lavorano, ma non sono intasate più di tanto. La copertura vaccinale al momento è al 32%.
Vaccinazioni al 32% sembra che il virus ai russi non faccia paura.
Riconosco la pericolosità del virus soprattutto su alcuni soggetti deboli. Ma la situazione di mortalità non è poi cosi drammatica come raccontata dai media, ed a differenza dell’Italia in Russia circolano più informazioni anche alternative. Io ad esempio non ho alcuna esperienza diretta di morti di Covid-q9 in Russia tra i mieci conoscenti. Cosi come quasi tutti i miei amici non conoscono nessuno che è morto di Covid-19, quindi è una epidemia che percepiamo marginale.
Il nostro popolo, con le pene che ha patito, e le grandi privazioni di libertà che ha subito, è molto poco propenso a rinunciare alla libertà che abbiamo faticosamente conquistato. Abbiamo memoria recente di quanto sia brutto vivere senza libertà per rinunciarci facilmente.
Anche in Russia hanno provato ad instaurare una politica di paura e controllo, con l’istituzione di una specie di green pass a Mosca. Ma è durato solo un mese dal 25 giugno al 19 luglio. Il governo stesso lo ha ritirato quando ha compreso che non sarebbe stato rispettato.
E dell’italia che pensi?
L’Italia è un paese piccolo, nel quale il controllo dell’informazione, anche se non ve ne rendete conto, è molto forte. Inoltre siete cresciuti nel benessere e senza una recente memoria di cosa sia l’assenza di libertà gli italiani si sono fatti impaurire facilmente rinunciando a tante cose.
Ma siete un popolo straordinario, e non a caso ho scelto di trasferirmi qui. E sebbene questo sia per l’Italia un momento difficile, io provo a rimanere ed a resistere, ben sapendo che adesso per me la vita sarebbe più facile in Russia. Finchè posto resto, d’altro canto sono qui per un atto di amore e non una scelta della ragione.
Intervista a cura di Giovanni Callea