Senza la cultura siamo tutti più poveri, concordo con le parole di Riccardo Muti
Concordo con le parole e l’appello di Riccarto Muti: senza la cultura siamo tutti più poveri
La Ripresa del Paese passa necessariamente dalla riapertura di tutte le attività produttive. Tra queste, non va dimenticato, né tantomeno sottovalutato, il settore della cultura e dello spettacolo.
Già ho denunciato più volte l’assurdità delle norme che hanno imposto la chiusura di teatri, parchi archeologici, musei, cinema. Un colpo basso ad uno degli asset più importanti e trainanti della nostra economia, intorno al quale ruota un’enorme fetta di turismo e una moltitudine di attività dell’indotto.
Il governo Draghi avrà la responsabilità di dare risposte anche a questo mondo. Un settore che dà lavoro anche a maestranze e tecnici di vario tipo. Il comparto aveva bisogno vitale di attenzione e sostegno già da prima della crisi pandemica ed è stato invece martoriato dal governo uscente.
Oltre alla cancellazione immediata dei vari DPCM, mi auguro che si sosterrà la cultura anche tramite un intervento sull’istruzione. Lo studio della musica e dell’arte dovrebbe essere reintrodotto in tutte le scuole superiori non solo per scovare i talenti nascosti fra i nostri ragazzi, ma anche per formare un pubblico consapevole e competente per quel settore, che si regge sulla domanda. L’Italia dovrebbe riservare a questo comparto un interesse almeno simile a quanto fanno negli altri paesi europei.
Non possiamo crescere i nostri giovani solo con i modelli di X-factor e Sanremo: siamo la culla della cultura europea anche per la musica classica e questo patrimonio straordinario va custodito e tramandato. Le interazioni fra scuole, Conservatori, Accademie delle belle arti, teatri e musei devono aumentare e diventare parte dei programmi scolastici. Anche di questo si nutre l’essere umano, e anche di questo si avvantaggerà la nostra economia.