Vino biologico: ferma opposizione allo stop ai contributi in Unione Europea
Il vino è da sempre uno dei prodotti trainanti del nostro export, vista l’altissima qualità della nostra produzione enologica e la profonda radice culturale che la accompagna.
È inoltre un componente fondamentale dell’alimentazione tradizionale italiana ed europea. Rientra fra gli alimenti tipici della dieta mediterranea, patrimonio dell’UNESCO. Se consumato responsabilmente, i suoi effetti sulla salute possono essere positivi e non dannosi.
Tutto ciò pare essere dimenticato dalla Commissione europea nel piano presentato contro il cancro (“Europe’s Beating Cancer Plan”). Al terzo punto dedicato alla prevenzione, il piano si propone di ridurre genericamente il consumo di alcolici. Il piano prevede una serie di attività che vanno dalla disincentivazione, alla tassazione, fino – nel 2023 – all’inserimento di etichettature che ne indichino la pericolosità.
Ma il vino, ricco di antiossidanti e con gradazione alcolica moderata, non può essere certamente confuso con i superalcolici. L’altissima gradazione dei superalcolici e l’assenza di altre sostanze benefiche sono molto impattanti sull’organismo ed infatti, si prestano molto più spesso ad abuso con correlata dipendenza.
Il vino, dunque, fa parte del nostro patrimonio produttivo e merita di essere tutelato e salvaguardato da errate politiche basate su criteri approssimativi e generalisti.
Pertanto, mi opporrò fermamente allo stop ai contributi per il vino biologico e per la promozione del prodotto. Il rischio è che le nostre aziende, le cantine, i produttori, siano vittime di un’ulteriore contrazione del mercato, con conseguente calo della redditività, già fortemente compromessa dalla crisi pandemica.
La mia opinione è dunque che il vino vada esentato da misure di contrasto all’abuso di alcolici diverse dall’educazione al consumo responsabile, strada sinora seguita e molto più efficace rispetto a quella di punire economicamente i produttori.
La salute dei cittadini va difesa in modo serio e mirato, senza essere invocata strumentalmente per ritorsioni puramente commerciale e concorrenziali nei confronti dell’economia italiana.